lunedì 9 marzo 2015

RIFLESSIONI ESTEMPORANEE CIRCA LA POSSIBILITA' DI REALIZZARE I PROPRI COMPONIMENTI MENTALI aka UN PO' DI SEGHE MENTALI




Ho sempre avuto una fervida immaginazione.

Quando ero  piccola passavo giornate intere a tessere trame che avevano come protagoniste le mie povere Barbie. Quando non lo facevo era perchè stavo leggendo le storie di qualcun altro sui libri o perchè ero immersa nel nulla, in un tempo e in uno spazio inesistenti se non nella mia mente, a immaginare tutto quello che avrei potuto fare, ma che non facevo, bloccata nel mio personale limbo.

Tutt'ora, quando ascolto la musica per strada, dovunque, mi perdo nelle mie storie oppure inizio a svilupparne una per addormentarmi.

 Se non ai tempi di Harry Potter, non mi hanno mai particolarmente affascinata le storie fantascientifiche, alle quali ho sempre preferito quelle romantiche. Sostanzialmente la classica storia di Barbie che si innamora di Ken , con una serie di sfortunati eventi di mezzo -leggi incomprensioni-, ma che comunque aveva un lieto fine.

Nonostante amassi così tanto inventare storie poi faticavo a crederci fino in fondo e lo faccio tutt'ora. Ho sempre avuto ben chiara la distinzione tra ciò che era la realtà e ciò che era solo frutto della mia immaginazione ( e meno male sennò sarei stata da internare), ma proprio oggi riflettevo sul fatto che forse l'errore più grande è proprio questo: convincersi che i sogni non si possono realizzare e che sono destinati a rimanere sepolti nella nostra mente causando solo una grande frustrazione.

E se invece non fosse così? Se invece fosse che noi possiamo tutto se lo vogliamo ? Se bastasse provarci e impegnarsi ? Per quanto mi riguarda, molto spesso neanche ci provo a realizzare alcuni dei miei sogni più difficili, perchè ho una paura matta di scoprire di non poterlo fare. Preferisco restare nel dubbio che potrei farcela o magari no ,che tentare e magari farcela.

Tutto ciò è parecchio contorto e la vita è davvero una cosa semplice. Ecco perchè tutte queste seghe mentali non dovrebbero esistere. Bisognerebbe avere sempre il coraggio di buttarsi, di rischiare, se pensiamo ne valga davvero la pena, e , anche se non siamo sicure che ne valga la pena, bisognerebbe provare ugualmente anche solo perchè una parte di noi ci crede!

Spesso mi chiedo quindi fino a che punto siamo artefici del nostro destino, fino a che punto possiamo modificare gli eventi a nostro favore e remare anche contro corrente, ma nella nostra direzione. Ovviamente anche questa sega mentale non ha ancora avuto risposta.

E voi che ne pensate?
 

giovedì 19 febbraio 2015

50 SFUMATURE IN 150 PAROLE



Non amo guardare i film dopo aver letto i libri. Per il semplice fatto che ne rimango quasi sempre delusa. Leggere è un po' inventare perchè devi in qualche modo immaginarti che volto hanno i personaggi, l'atteggiamento che hanno quando passeggiano per la strada, l'espressione che i loro volti assumono quando stanno pensando, e capita di rado che si affermi che qualcun altro abbia pensato meglio di noi. Detto ciò non sarà ne il primo nè l'ultimo film flop e di recensioni ne sono state già fatte a bizzeffe. Questa è un'altra.

Il film è partito male già dal titolo: 50 shades of Grey è una cosa, 50 sfumature di grigio è qualcos altro, tutt'al più si potrebbe riferire alle sfumature delle cravatte di Christian Grey, ma sicuramente non c'entra nulla con l'accezione che l'autrice ha voluto dare al titolo.
Per la prima metà del film la gente in sala rideva a crepapelle, non so bene se per l'imbarazzo delle scene che sarebbero seguite o proprio perchè sembrava un film comico e quasi una parodia di se stesso.
 Leggendo, io avevo dato alla storia un tono molto più drammatico che comico e soprattutto Anastasia Steele non era una stupidotta qualunque  che va in estasi al semplice sguardo di Christian Grey, ma dal libro è chiaro come lei sia si indiscutibilmente colpita dal fascino dell'uomo, ma che allo stesso tempo sia padrona dei suoi istinti e che mantenga un minimo di dignità. Questo dal film non è assolutamente emerso.

E' probabile che il problema del film sia stato il libro, nel senso che la trama non si presta proprio ad essere trasposta in film, anche perchè per comprendere il senso appieno è necessario leggere tutta la saga.
E' giusto? E' sbagliato? E' pericoloso? Come per tutte le cose va capito e filtrato: Christian Grey è un uomo segnato da alcuni avvenimenti del suo passato che si trova ingabbiato in una trappola mentale, non può innamorarsi, non cerca coinvolgimenti emotivi, è sadico..insomma non è uno tutto apposto e chiunque di noi fanciulle sia dotata di un minimo di cervello ne starebbe bene alla larga. Però con Anastasia è diverso, di Anastasia si innamora, con Anastasia non ha bisogno della firma del contratto per abbandonarsi. E lei? Lei prende al primo colpo la malattia della crocerossina che affligge la maggior parte delle donne: " Si, è complicato, si è particolare, quell'aspetto di lui non mi piace....neanche quell'altro ora che ci penso...è troppo chiuso, troppo enigmatico, troppo stronzo, però..." Avete presente insomma la situazione. E' più forte di noi, ci illudiamo sempre che si possa chiudere un occhio e anche due sui vari lati negativi e ci imbarchiamo comunque nell'avventura pericolosa , non tanto perchè siamo convinte di cambiarlo, ma perchè in fondo siamo masochiste e soffrire per amore un po' ci piace.

Di sicuro 50 shades è un caso estremo, quasi da manicomio oserei dire, ma concorderete anche voi sul fatto che , anche se per mezzo di un'iperbole megagalattica, rappresenta la debolezza delle donne. Non è detto che questo lato vulnerabile tipico femminile sia un problema,anzi forse resta l'unica  caratteristica che ci differenzia dagli uomini. Siamo sempre in prima linea a difendere i nostri diritti lavorativi per esempio e le famose pari opportunità però poi ci sciogliamo molto in fretta davanti alla più piccola delle sorprese. Meno male che qualcuno in questo mondo prova ancora delle emozioni.

domenica 18 gennaio 2015

SENSAZIONI

La senti nell'aria. 
E' respirabile. 
Ti penetra dentro. 
Veloce e sicura, viaggia appena sotto la pelle, in canali apparentemente inesistenti e poi lo raggiunge prepotente:
 il Cuore. 
L'unica che può fermarla è la ragione, la razionalità: "non è possibile, non va bene, e se..e ma..."
Infatti per qualche tempo viene repressa, non scorre più.. anzi ci chiediamo come abbiamo potuto mai lasciarle attraversare i nostri spazi più profondi. 
E poi ritorna. 
Perchè è ribelle e irrazionale.
E' elettricità.



sabato 13 dicembre 2014

Cosa ho fatto in questi mesi...


Cosa ho fatto in questi mesi sembra il titolo di un tema da quarta elementare. Lo è.
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In tre mesi, quasi quattro, ho cambiato vita, città e casa. Scusate se è poco.
1. Sono passata dal poltrire sul divano passando da un libro ad un altro e alzandomi solo lo stretto indispensabile, tipo per andare in bagno o per mangiare, a combattere dalla mattina alla sera con l'orologio, sia biologico che materiale.
2. Mi sono scontrata ancora un volta con la mia mania di perfezionismo e con un'ambizione a livelli estremi che non ricordavo di avere, e che non mi piace affatto, ma tant'è, il pacchetto comprende anche questo
3. Ho studiato un po pochino come una dannata e ho reso nella media della Gaussiana, che dalle mie parti spopola
4. Ho imparato l'arte del rifare il letto un minuto prima di andare a dormire un po' più tardi del solito
5. Ho fatto innumerevoli colloqui veri per gioco, mentre l'unico finto l'ho preso molto sul serio, perchè finchè non sono valutata sono molto tranquilla e do' il meglio ( e questa è un'abilità che non serve a nulla come quella di ricordare tutto quello che mi dice la gente, che poi quelle cose che mi ricordo io non le ricorda neanche il proprietario legittimo del pensiero, ma va beh)
6. Mi sono chiesta diverse volte come facessi a svegliarmi all'alba - alle 5.00-,un tempo non molto lontano, per poi prendere diecimila mezzi e andare all'università e mi sono di nuovo lamentata anche adesso per alzarmi alle 7.30 perchè non ci va mai bene niente sentita un verme per essermi lamentata adesso dei miei odierni pochi metri da fare a piedi
7. Ho appreso con sommo gaudio che nella mia casa vera nessuno sopporta più il mio spazzolino delle vacanze, e tutte le volte che torno mi tocca fare la caccia al tesoro. Che poi. mi chiedo, che gli costa lasciarmi lo spazzolino al suo posto, nel porta spazzolini sul lavandino?  Che poi, passi pure lo spazzolino, ma c'è qualcosa che ha un valore ancora più grande per me: il letto , ormai occupato in pianta stabile dal mio cane, che è l'unico sulla faccia della terra al quale non solo non ho il coraggio di urlare contro, ma davanti al quale mi inchino.
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martedì 28 ottobre 2014

Perchè i film di Inga Lindstrom sono diseducativi e le puntate di Don Matteo no.



Da amante dei paesaggi nordici e delle storie d'amore tormentate, ma col lieto fine, non posso non amare da sempre i film basati sui romanzi di Inga Lindstrom. Per chi non li conoscesse, si tratta di film di produzione tedesca, ambientati tra la Svezia, la Danimarca e la Cornovaglia, che puntano tutto sull'assonanza idilliaca tra l'amenità del paesaggio e l'amenità dell'amore. 
Tipica trama: lui, ricco gentleman che abita da solo in un castello gotico, lei, restauratrice squattrinata che viene chiamata per restaurare, appunto, i quadri di famiglia e le volte degli immensi soggiorni del castello. 

Emblematico in questo tipo di film è proprio l'incontro tra il gentleman e la restauratrice che , da copione, avviene sempre nelle stradine di questi tranquilli paesi danesi e simili e prevede sempre ( giuro,sempre) che la signorina sventi al pelo la bici del signore distratto a salutare ora la panettiera , ora la fioraia.

E ora, chiamo a rapporto le mie care amiche romantiche, chi di noi non ha mai sognato il classico incontro fortuito stile Inga Lindstrom? Chi di noi non ha mai desiderato di scontrarsi tra i corridoi dell'università con il principe azzurro, osservare alla moviola i libri che cadono e poi scusarsi goffamente per la sbadataggine? Chi di noi non ha mai desiderato essere quasi investita in bici dal principe azzurro? 

Ecco, a me è successo. Il sole brillava alto in cielo , il cielo era azzurro e io passeggiavo tranquillamente per le vie della città osservando le vetrine quando, ad un certo punto, schivo al pelo una bici da passeggio che credeva di essere da corsa. Il ciclista in questione rallenta bruscamente rischiando di cadere, perdendo l'equilibrio. Gli istanti seguenti procedono al rallentatore: dopo essermi ripresa dallo spavento, lentamente alzo lo sguardo, con la faccia inebetita, perchè , drogata dai film di Inga Lindstrom, mi immagino già un principe d'azzurro vestito, prati verdi, fiori multicolor, cieli celesti, spighe di grano...insomma ho reso l'idea...dicevo, alzo lo sguardo e...vedo nero e poi una striscia bianca all'altezza del collo. 

Il principe era il prete.

Cosa mai avrò imparato da questa disavventura? Chi i principi azzurri non viaggiano in bici, ma tutt'al più in Ferrari in Via Montenapoleone e che i preti in bici sono un pericolo pubblico:)

venerdì 12 settembre 2014

La prima settimana dello studente (sensibile) fuori sede di merda.


La prima settimana fuori sede non è traumatica. Di più.
Per quanto tu possa desiderare la libertà e l'indipendenza, verrai sicuramente pervaso da una voglia di fuga piuttosto marcata che si manifesterà già dal primo momento in terra straniera.
E poco importa se sono solo 40 minuti di Frecciarossa a separarti da casa, perchè ti sembreranno comunque troppi.
Ti troverai davanti ad un supermercato senza sapere da che parte cominciare e lo stesso succederà quando avrai il primo incontro ravvicinato con una piastra ad induzione.
Emetterai conati di vomito quando, a colazione, aprirai il frigo con il cibo turco rimasto dalla cena del turco, appunto. E lo stesso accadrà quando dovrai lavare i piatti non sporcati da te, ma tuoi, perchè da qualche parte devi pur mangiare. E qui capirai per la prima volta il significato del gruppo di facebook "Il coinquilino di merda".
Osserverai le diecimila mensole della tua nuova stanza ( ma a che diavolo servono tutte queste mensole?) e rifletterai su come riempirle in poco tempo. Voglio dire, le mensole della tua stanza ci hai messo una vita a riempirle di cimeli con un significato, una settimana non basta.
Ci metterai una settimana ad accettare letto e cuscino come amici e a permettere alla tua musica di vibrare in una stanza che non è la tua, e ci metterai altrettanto tempo ad abituarti all'idea che, si, la lontananza dalla famiglia ti permetterà di farti tanti amici e di vivere tante esperienze, ma anche che ti costringerà a tanti momenti di solitudine.
Ti renderai conto di quanto sia importante e poco scontato avere una sorellina rompipalle che però riempie i silenzi delle quattro mura, e di quanto sia vitale avere un fratellino a quattro zampe che, seppure senza parole, è lì a casa con te e non sei mai solo. E ti renderai conto che anche se urlano, anche se non ti vanno praticamente mai bene, i tuoi genitori sono una parte importantissima di te. Con ciò capirai che la distanza è dolorosa, traumatica, terribile, straziante, odiosa e potrei andare avanti all'infinito, ma è anche indispensabile a dare valore a ciò che , per abitudine, è diventato scontato.
Ah e piangerai ,oh altro che ... tanto per citare Cremonini, e non avrai nessuno a consolarti. Tranne te.


sabato 6 settembre 2014

Wickham non è Kinsella!

La Kinsella è la mia autrice preferita. Si, è un'autrice leggera, ma anche ironica e piacevolissima. Non so voi, ma io, almeno quando leggo, voglio rasserenarmi. Già ci pensa la vita a metterci in difficoltà, allora perchè far diventare anche la lettura una sofferenza? Quando leggo voglio calarmi in un'altra dimensione, in una dimensione per me ideale, la realtà nella quale vorrei essere. Almeno, idealmente, Perchè si, quando poi mi ritrovo nella realtà che ho sempre desiderato, molto spesso, rimpiango la mia.
Tutta questa digressione per dire: non mi criticate la Kinsella perchè mi fa divertire. Tuttavia, la Kinsella non è la Wickham! Per chi non lo sapesse ancora, in realtà, si tratta della stessa persona ( Sophie Kinsella è lo pseudonimo di Madelaine Wickham) , ma di due stili narrativi completamente diversi! Personalmente preferisco la Kinsella alla Wickham, perchè quest'ultima è un po' troppo drammatica per i miei gusti. 
Qualora vi capitasse di leggere questo libro, non pensate di trovarvi ragazze svampite alla "I love shopping" , ma preparatevi già ad una storia cruda e , purtroppo, reale. 
Gli abitanti di un piccolo villaggio di una piccola contea inglese, tutti bene o male amici, si ritrovano in una piscina ed è lì che avverrà qualcosa per cui gli equilibri verranno distrutti. Davanti al dolore personale persino i rapporti di amicizia vengono meno e , in un attimo, si è disposti a tradire chi ci è sempre stato vicino, perchè accecati dalla rabbia e dalla paura.
Un romanzo che tocca delle corde piuttosto sensibili e che ci mette di fronte alla fragilità umana.
Il finale è consolatorio e positivo, sebbene lasci comunque un po' di amaro in bocca.

Sconsigliato a chi, come me, ama la Kinsella, consigliato a chi trova che la Kinsella sia troppo superficiale: con questo romanzo cambierete di sicuro opinione!